domenica 8 novembre 2015

03.01 La magnetizzazione nel mondo della letteratura antica

Le proprietà dei magneti conoscevano già dall'antichità, ne troviamo traccia nello scritto di Gaio Plinio Secondo " Naturalis Historia", libro 34 paragrafo 147. 
Ipotetico ritratto di Plinio "Il Vecchio" 

 [147] De magnete lapide suo loco dicemus concordiaque, quam cum ferro habet. sola haec materia virus ab eo lapide accipit retinetque longo tempore, aliud adprehendas ferrum, ut anulorum catena spectetur interdum. quod volgus imperitum appellat ferrum vivum, vulneraque talia asperiora fiunt. [148] hic lapis et in Cantabria nascitur, non ut ille magnes verus caute continua, sed sparsa bulbatione, ita appellant, nescio an vitro fundendo perinde utilis, nondum enim expertus est quisquam; ferrum utique inficit eadem vi. Magnete lapide architectus Timochares Alexandriae Arsinoes templum concamarare incohaverat, ut in eo simulacrum e ferro pendere in aëre videretur. intercessit ipsius mors et Ptolemaei regis, qui id sorori suae iusserat fieri.

che in italiano risulta:

[147] Parleremo a suo luogo della pietra calamita e dell'affinità, che ha col ferro. Questa sola materia riceve influenza da questa pietra e la trattiene per lungo tempo, attira altro ferro, come talvolta si vede in una catena di anelli. Il popolo inesperto lo chiama ferro vivo, e tali ferite diventano più pericolose. [148] Questa pietra nasce anche in Cantabria, non come quel magnete puro con uno strato continuo, ma a bulbo sparso, così lo definiscono, non so se utile anche per il vetro da fondere, infatti nessuno ha ancora sperimentato; comunque imbeve il ferro con la stessa forza. L'architetto Timocare con la pietra calamita aveva iniziato a costruire il tempio di Arsinoe ad Alessandria, cosicché la statua di ferro sembrasse pendere in aria. Sopraggiunse la morte della stessa e del re Tolomeo, che aveva ordinato che questo fosse fatto per sua sorella.

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